Funziona!

payperuse.eu

mercoledì 21 gennaio 2009

Sempre più perfezionato il mantello dell'invisibilità

Quest’ultimo progresso è stato reso possibile dallo sviluppo di una nuova serie di algoritmi matematici per guidare la progettazione e la fabbricazione di materiali compositi esotici noti come metamateriali
Il mantello dell’invisibilità, che ha ispirato numerosi racconti e film di fantascienza, potrebbe presto diventare realtà.
Dopo la realizzazione di un prototipo nel 2006 in grado di mascherare un oggetto dalla luce visibile, un gruppo di ingegneri della Duke University ha prodotto un nuovo tipo di dispositivo, molto più sofisticato, che garantirebbe, secondo quanto riferito, di mascherare un più ampio range di frequenze della radiazione elettromagnetica.
Quest’ultimo progresso è stato reso possibile dallo sviluppo di una nuova serie di algoritmi matematici per guidare la progettazione e la fabbricazione di materiali compositi esotici noti come metamateriali.
Questi materiali possono essere ingegnerizzati al fine di possedere caratteristiche non facilmente riscontrabili nei materiali naturali che possono essere sfruttati per ottenere una gamma di strutture che donano l’invisibilità. Tali strutture infatti possono “guidare” le onde elettromagnetiche intorno a un oggetto, per farle emergere dall’altra parte come se fossero transitate attraverso un volume di spazio vuoto.
Il resoconto degli ultimi risultati della Duke è ora pubblicato sulla rivista “Science” a firma di Ruopeng Liu, che ha sviluppato l’algoritmo, insieme con Chunlin Li e David R. Smith.
Una volta ottenuto l’algoritmo, la realizzazione pratica del dispositivo ha richiesto solo nove giorni, un tempo estremamente breve, specie se confrontato con i quattro mesi richiesti per il primo e più rudimentale prototipo.
"La differenza tra il dispositivo originale e quest’ultimo modello è come quella tra il giorno e la notte”, ha spiegato Smith. "Il nuovo dispositivo può mascherare un ampio spettro di onde – virtualmente senza limiti – e passare con più facilità dall’infrarosso alla luce visibile. L’approccio che abbiamo utilizzato dovrebbe consentirci di espandere e migliorare le nostre capacità di mascherare diversi tipi di onde.”
Intuitivamente, il principio del mantello invisibile è simile al fenomeno del miraggio, visto di fronte in lontananza in un giorno di gran caldo.
"Si vede dell’acqua sulla strada o sulla sabbia, se si è nel deserto, ma in realtà si tratta di un riflesso del cielo", ha concluso Smith. "Nel nostro caso il ‘miraggio’ consiste nel vedere la strada dietro il ‘mantello’. In effetti, quello che stiamo creando è un miraggio ingegnerizzato.”
Le applicazioni che è possibile prevedere fin da ora, tuttavia, sono ben lontane da quelle fantasiose della fantascienza: una volta perfezionato il dispositivo potrebbero andare a migliorare le comunicazioni wireless o a costituire altre forme di mascheratura dalle vibrazioni elettromagnetiche.

lunedì 5 gennaio 2009

Voglia di emozioni forti? Una questione di dopamina

Nei novelty seeker il cervello è scarsamente in grado di regolare la dopamina: questa condizione rende i soggetti particolarmente sensibili alle novità


La ricerca psicologica ha classificato come novelty seeker le persone che mostrano un comportamento caratterizzato da una forte impulsività e da una ricerca continua del rischio e delle sensazioni forti.

Ora i ricercatori della Vanderbilt University hanno individuato il meccanismo neurobiologico che sembra essere alla base di questo tipo di comportamento. Uno studio ha infatti rivelato come questi soggetti abbiano un numero inferiore rispetto alla norma di recettori della della dopamina di un particolare tipo. Il neurotrasmettitore dopamina è prodotto da un particolare gruppo di cellule presenti nel cervello, dotate di una serie di autorecettori che consentono di limitare il rilascio della sostanza quando vengono stimolati.

"È risultato che la densità di questi autorecettori è inversamente correlata al comportamento oggetto dello studio”, ha commentato David Zald, professore associato di psicologia della Vanderbilt e primo autore dello studio pubblicato sulla rivista “Journal of Neuroscience”. "Ciò significa che quanto meno sono presenti questi autorecettori in un individuo, tanto più che egli avrà difficoltà a regolare il desiderio di nuove esperienze potenzialmente gratificanti che normalmente inducono un rilascio di dopamina”.

La dopamina, com’è noto da molto tempo, svolge nel cervello un importante ruolo in tutte quelle esperienze che forniscono al soggetto una gratificazione, nei suoi aspetti sia fisiologici sia patologici, in particolare nelle dipendenze da sostanze o comportamenti (cibo, sesso e sostanze stupefacenti).

Precedenti studi avevano già individuato una notevole variabilità individuale sia nel numero di recettori della dopamina sia nella quantità di neurotrasmettitore prodotta, nonché una correlazione dei suoi livelli nei comportamenti abusanti.

Zald e colleghi si sono invece concentrati sulle possibili correlazioni con i tratti di personalità del novelty-seeker. Nel corso della ricerca è stata utilizzata la tecnica di tomografia a emissione di positroni (PET) per individuare i livelli di recettori della dopamina in 34 soggetti sani sottoposti anche a un questionario per valutare i tratti di personalità.

"La nostra ricerca suggerisce che in questi soggetti il cervello è scarsamente in grado di regolare la dopamina: questa condizione rende i soggetti particolarmente sensibili alle novità e le situazioni che forniscono una gratificazione e che normalmente inducono un rilascio di dopamina", ha concluso Zald.