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sabato 9 maggio 2009

Un esame delle urine per prevenire i trombi


Una nuova ricerca ha evidenziato la correlazione tra elevati livelli della proteina albumina nel sangue e rischio di malattia tromboembolica venosa profonda.


I risultati preliminari di una ricerca pubblicata sull'ultimo numero del “Journal of American Medical Association (JAMA)”, mostrano come elevati livelli della proteina albumina nelle urine siano associati a un incremento del rischio di tromboembolismo venoso profondo (VTE) a carico delle gambe e dei polmoni.

L'incidenza complessiva della VTE – ovvero la percentuale di nuovi casi all'anno sul totale della popolazione generale – è di circa 0,15 per cento, con una variabilità tra lo 0,005 per cento nei soggetti di età inferiore a 15 anni fino allo 0,5 per cento negli ottantenni. I fattori di rischio della patologia finora individuati sono il rallentamento del ritorno venoso e le variazioni nella composizione sanguigna.


Tuttavia, tali fattori non sono presenti in circa il 50 per cento dei casi diagnosticati.

La microalbuminuria, ovvero la presenza di albumina nelle urine, è associata alla variazione di concentrazione di diverse proteine coinvolte nel processo di coagulazione. Gli effetti dei disturbi della coagulazione si riflettono poi nella formazione di VTE più che nel tromboembolismo arterioso.

“In teoria, il legame tra microalbuminuria e VTE è probabile ma manca ancora l'evidenza sperimentale di una correlazione: si tratta di un ambito di ricerche che finora non sono state svolte”, sottolineano gli autori.

Bakhtawar K. Mahmoodi e colleghi dello University Medical Centre Groningen, nei Paesi Bassi, hanno condotto uno studio raccogliendo campioni di urine di più di 40.000 soggetti di età compresa tra 28 e 75 anni. Un gruppo selezionato di circa 8500 soggetti, tra cui tutti quelli con i livelli più alti di albumina sono poi stati seguiti per più di otto anni. Nel periodo di osservazione, 129 di essi – corrispondenti al 3 per cento dei soggetti con un elevata microalbuminuria e all'1 per cento di coloro che mostravano livelli normali - hanno poi sviluppato almeno un episodio di VTE.

"I risultati portano a ipotizzare che la microalbuninuria rappresenti un importante fattore di rischio per la VTE; tuttavia, diversamente dagli altri fattori di rischio, tale condizione potrebbe essere trattata con farmaci diversi dagli anticoagulanti, ma per valutarne gli effetti occorrono ulteriori studi.”

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