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lunedì 13 ottobre 2008

Università che non si sà!


Il 6 agosto scorso il Parlamento Italiano ha convertito in legge il decreto 112/08in merito a 'disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria'. All'interno si parla di alcune manovre riguardanti l'Università, in particolare:

- riduzione dei fondi (500 milioni in meno in tre anni), con il rischio per molti corsi, facoltà o addirittura atenei di chiudere i battenti.

- blocco del turn-over del personale, che viene ridotto al 20% per i prossimi 3 anni (in pratica ogni 5 pensionamenti ci sarà, forse, un'assunzione). Per i ricercatori questo significa dire addio a ogni prospettiva di carriera universitaria.... come se già in Italia fossero molte!

- possibilità per gli atenei che non riuscissero ad andare avanti con i fondi pubblici di diventare fondazioni private. Il che implica non solo che le tasse di iscrizione potranno sfondare il tetto massimo attuale (anche di 10 volte), ma anche una subordinazione dell'alta formazione a finaziamenti legati a logiche di mercato (la morte della ricerca libera).

A seguito di ciò i ricercatori di facoltà dell'Università di Firenze come Scienze, Ingegneria, Architettura, Scienze della Formazione, hanno sospeso la loro disponibilità a tenere corsi (cosa che per i ricercatori equivale ad attività di volontariato). Nella sola Facoltà di Scienze questo blocca 136 corsi!

I professori ordinari e associati hanno appoggiato la protesta e organizzato assemblee ed incontri con gli studenti per spiegare le conseguenze di questa legge sul futuro universitario.
Anche altre università si sono mobilitate contro il decreto.

La situazione che si prospetta per l'istituzione universitaria nel giro di 2 o 3 anni è gravissima, nonostante ciò, giornali e televisioni non danno risalto a questo problema e molti studenti ne sono completamente all'oscuro.
Per questo dobbiamo muoverci in prima persona e dimostrare che non possiamo permettere una tale svalutazione del nostro futuro.

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